Fa caldo, molto caldo, qui dentro alla mia furgottina dove il tetto è così basso da non permettermi di stare in piedi. É da una settimana che sono parcheggiata in piazzale Dante, questo anonimo parcheggio dal nome importante sovrastato da un immenso molare di roccia, che si innalza unico e monolitico sugli Appennini Reggiani. Dal portellone della furgottina vedo la luna.
Siamo qui, la Luna e io, ad aspettare che la cena si prepari e mentre aspettiamo godiamo di questa serata di luglio, solo nostra. Lei è arrivata poche ore fa, si lasciava intravedere pallida mentre riprendevo fiato tentando di salire un’umida e surriscaldata Karen-B. Sembra quasi lì a ricordarmi che è quasi giunta ora: non sveglie, non telefonate, non scadenze. È solo lei a richiamarmi ad abitudine.
È quasi ora.
Continuo a salire quel tratto di roccia solcato da una fessura alla quale il mio corpo continua a faticare ad adattarsi, penando nel tentativo di concentrarsi, di calmare il cuore che batte forte. Non ce la faccio, le mani perdono attrito, cado, mi fermo, fatico ancora di più a risalire sulla corda tesa.
Riprendo fiato.
Ci riprovo, cerco la concentrazione ma sono stanca – terribilmente stanca – gli avambracci sono gonfi, le mani sudate, le gambe tremano e più le gambe tremano più la testa non vuol farsi persuasa che si possa riuscire. Cado di nuovo, ripercorro ancora una volta i miei passi, risalgo la corda.
Finalmente riesco.
Finalmente ora una birra mi disseta e una leggera brezza ci rinfresca mentre fumiamo sul terrazzo del rifugio. I miei occhi si lasciano distrarre mentre parlo con Michela. Attilio viene qui, chiacchiera un po’ con noi, ci chiede come sia andata oggi. “Ormai qui sei a casa”, mi dice.
La cena si cuoce sui fornelli e io guardo la mia Luna seduta su questa piccola panca, in questa piccola furgottina dove proprio non posso stare in piedi. Mi gusto l’adattarsi del mio corpo allo star qui, seduta; trovo il mio libro lì, a portata di mano, proprio lì dove l’ho lasciato.
Ogni cosa è al suo posto.
Giro la chiave nel quadro, metto in moto. Si riparte.