Rientro a casa dal lavoro. Giro una canna, verso una birra e faccio partire la musica.
La chiamo casa ma sono qui da due settimane al massimo e l’aria ha un odore diverso e mi sento sola. Non penso che sentirsi soli abbia un’accezione negativa: io mi sento sola e sono felice, e sto bene a parlare con me stessa. Così bene che ho deciso di scrivere, forse per la prima volta. Scrivo per parlare con me, scrivo perché ho voglia di conoscermi meglio, scrivo perché voglio dare voce ad una parte di me stessa con cui non comunico mai. Come scrivo una parola mi vengono in mente mille cose di cui vorrei parlarmi, ma sento che devo seguire qualcosa, che ho voglia di parlarmi senza confusione. Voglio seguire qualcosa ma non un ordine. Ho voglia di liberare questa parte di me schematica e voglio vivere veramente godendomi l’ora. l’adesso. Quindi, tornando ai fatti, accendo la musica.
Per me la scelta della musica è sempre un fatto importante, è come quando parlo con qualcuno: a volte è immediato, il pensiero e la parola vanno di pari passo; a volte non connetto. Oggi sono incappata nelle parole e nella musica degli altri..metto su un pezzo, e mi sembra di conoscerlo. E allora cerco l’album e lo metto dall’inizio perché ho subito capito che questa musica mi appartiene (meglio, le appartengo) e la prima canzone dell’album forse l’avevo già sentita ed ora scrivo, bevo birra, ho spento la canna e l’album va.
Penso che delle parole scritte mi piace il tempo che si scandisce nella testa mentre si pensa. Penso al ritmo. E poi quella canzone mi ha fatto venir voglia di vedere un film che abbia quella traccia come soundtrack e allora apro netflix e sfoglio i “drama” e vorrei che ci fosse un film che abbia proprio quella traccia. Credo che alla fine mi vedrò un film del cazzo, ho solo voglia di stonarmi e spegnermi fino a domani. Scrivo perché non ho più voglia di parlare. Ho voglia di ascoltare, di sentire, di respirare.
E si, ho anche voglia di bere, stonarmi e scopare.